LA POSTA DI DOC HOLLIDAY (21)
Ai primi di gennaio 2005 è giunta alla direzione di Film DOC una lettera di Mario Porella (via privata Tubino 23/1, 16035 Rapallo) nella quale si faceva riferimento ad un articolo di Nadia Pezzi che citava molte curiosità riguardanti la vita cinematografica della Rapallo di un tempo. Il signor Porella altre curiosità aggiungeva nella sua missiva. Alla quale risponde esplicitamente in questo numero (vedi pag. 16) la stessa Nadia Pezzi . Perciò non aggiungo altro. Passiamo ad un’altra lettera:
Spett.le Film DOC
Ho preso al cinema la Vs/ rivista che non avevo mai letto e che mi ha molto interessato per gli articoli, le segnalazioni, etc. Ho trovato molto giusto che parli del rispetto degli spettatori che pagano il biglietto e poi non hanno sempre il meglio: purtroppo ecco i i sonori troppo alti o troppo bassi, il riscaldamento che difetta o le figure sfuocate, etc. ect. Per non parlare di certi film dove si capisce poco o nulla di quello che vogliono dire. Spero che la voce della Rivista venga ascoltata, in ogni caso sarebbe bene battere su questi tasti. Spero leggere ancora altri numeri di Film DOC. Invio tanti saluti e buonissimo 2005.S. DAGNINO, GE-SAMPIERDARENA il...)
Credo che il problema affrontato da Piero Pruzzo nell’editoriale dello scorso numero di Film DOC (intitolato appunto “Rispetto del pubblico: un bene da rivalutare”) sia importante in un paese come l’Italia dove assai spesso ci si imbatte in proiezioni non all’altezza, in spettatori scarsi ma spesso villani, in sonori enigmatici (è vero che sto diventando sordo e di questo non sono quindi buon giudice).
Se tiene conto del fatto che Film DOC è edito dalla Regione Liguria e dell’AGIS –vale a dire dalla federazione di categoria che comprende fra l’altro, anche l’ANEC cioè l’Associazione degli Esercenti Cinema, oltre all’ACEC, che è quella degli esercenti cattolici – si apprezzerà l’indipendenza di giudizio di cui gode, in gran parte per merito di Piero, la nostra rivista. Difendere il pubblico è uno dei doveri di una stampa cinematografica sana. Però va anche ricordata una cosa. Certi rilievi sarebbero stati non solo doverosi ma largamente motivati qualche decennio fa, quando l’industria tirava, i cinematografi erano pieni e gestire una sala cinematografica di successo era probabilmente ancor più redditizio che gestire una pompa di benzina in una piazza affollata di auto. Un tempo. Ma ora...? Pensi alla situazione di Genova. Per decenni e decenni via XX Settembre è stata la strada dei cinematografi (ci ho abitato vent’anni, sono andato a scuola al “Vittorino” in via Maragliano, so di che cosa parlo). Risalendola verso piazza De Ferrari a sinistra c’erano il Corso, il Dioniso, più in alto l’Universale (quello grande, vecchia maniera, sostituito dalle tre sale attuali in via Ceccardi) poi il Lux e l’Olimpia. I primi tre sono scomparsi – il Dioniso rinacque in via Colombo, è l’attuale America su due sale - il Lux è chiuso, l’Olimpia mi sembra incerto. A destra c’erano l’Orfeo, il Moderno, l’Astor, il Verdi: in tempi diversi sono stati chiusi e quattro (tutti questi nomi mi rimandano a certi film, a certe scoperte, a certi stupori: solo ricordi di ricordi, ahimè). E non parliamo di locali più o meno vicini vicini: il Grattacielo, l’Augustus, l’Italia o Plaza (Tommaseo), il Rivoli (XII Ottobre), l’Odeon di via Vernazza (non quello di oggi che si chiamava allora, in onore di un grande produttore genovese, “S. Pittaluga”). E sempre in via XX, il “Margherita”, teatro che per alcuni anni funzionò anche come cinema di prima visione (c’erano le poltrone più comode di Genova). E perfino il nostro vecchio “Ritz” della Casa dei Mutilati, voluto dal Gruppo Critici e da Piero Saltamerenda del circuito Incisa e Mela. Un mondo di spettri per noi e per i gestori di infiniti guadagni sfumati. (Chi non ha conosciuto la calca domenicale dei cinema nel dopoguerra non sa di che cosa parlo).
Onestamente perché un esercente di oggi dovrebbe fare investimenti costosi (aria condizionata, macchine più moderne, sistemi sonori più raffinati, ecc.) in sale che spesso non sono sue, che rendono sempre meno e di cui lui è solo l’affittuario, mentre poi rappresentano per il proprietario una preda ghiotta per Banche e Grandi Magazzini ? Ci pensi un po’.
La volta scorsa, rispondendo a Mario di Nervi, avevo promesso di ritornare sul regista cinese Wong Kar-Wai e sul suo film “2046”. Intanto, al fine di stimolare qualche personale ricerca, per quanto possa sembrare ovvio, segnalo al lettore nerviese ed a tutti quelli che dispongano di un computer, fra le migliaia di siti e di riferimenti vari per chi vuole essere informato, il rituale sito internet “imdb” (ovvero “Internet Movie Data Base”) che ormai avviandosi, credo, ai 200.000 titoli, è un fonte senza pari di consultazione e di filmografie. Un’altra fonte ancora, ben più bonaria e casalinga, è il S.A.S. di Bergamo, che da decenni fornisce ritagli di recensioni tratte non dalle riviste, come si usa di solito in tutta la pubblicistica “colta”, ma dai quotidiani che sono quelli che rischiano per primi, in genere, e pagano per primi (l’ho fatto per più di vent’anni e so che cosa vuol dire). Indirizzo: via Bonomelli 13, 24122 Bergamo. Tel. 035/320.828, Home Page: www.sas.bg.it, e-mail: sas@bg.it., Ci si può abbonare, a scelta, all’invio dei ritagli cartacei e di quelli via e –mail. Per fare un esempio nelle due ”forniture”che ho ricevuto, sono riportate integralmente, nella veste tipografica originale, le recensioni fotocopiate di “2046” apparse, da fine ottobre ai primi di di dicembre 2004, ne “ La stampa” (Lietta Tornabuoni), “Il tempo” (Gian Luigi Rondi), il “Corriere della sera” (Maurizio Porro), “Il mattino” (Valerio Caprara), “Il gazzettino” (Roberto Pugliese), “Il giornale” (Maurizio Cabona), “”L’eco di Bergamo” (Achille Frezzato). Anche se la critica dei quotidiani non dispone più dello spazio sterminato che avevamo noi, continua ad avere una certa possibilità di esprimersi comodamente (almeno in qualche caso) e di analizzare i film. Se la cosa interessa qualche lettore, oltre a Mario di Nervi (una colonna di questa rubrica!) potrei fornire periodicamente i frammenti importanti delle recensioni almeno di qualche critico che mi paia significativo ( e non dimenticate, vi prego, gli amici e colleghi di Genova, Bruzzone per il “Secolo XIX”, Venturelli per “Il lavoro-Repubblica” e Fossati per il “Mercantile”. Tutto sommato, a Genova ci difendiamo).
(Film D.O.C., anno 13, n. 62, Mar.-Apr. 2005)
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