LA POSTA DI DOC HOLLIDAY (25)
Pubblico qui, come sempre a frammenti, alcune lettere tratte dall'archivio della Posta di DOC Holliday. So che a qualcuno interessa, mentre altri si annoiano profondamente. Al di là della mia personale vanità credo che farle conoscere non sia completamente inutile, visto che le lettere rappresentano una autonoma iniziativa di lettori vari.
Saluti a tutti,
Claidio G. Fava
“Heri dicebamus”……Riprendo dopo diversi mesi la stesura della presente rubrica, a cui ho finito con l’affezionarmi, come mi sembra sia capitato - tenuto conto delle lettere che arrivano in redazione - anche a diversi lettori di “Film DOC”. Quel che mi è capitato in fondo è assai banale. Ai primi di febbraio sono stato colpito da ictus. Curato in modo eccellente in due reparti specializzati di San Martino, a fine marzo ero già a casa con le mie gambe. Uso anche un bastone che mi serve soprattutto per darmi tono ma posso camminare benissimo anche senza. Pian piano ho ripreso una vita normale ma uscendo ancora poco (dovrei fare più moto). Ecco perché ho visto in TV molto calcio e molti telefilm polizieschi (per cui ho un debole, lo confesso) e pochi film al cinema.
Adesso riaccendo la rubrica e cerco di smaltire le lettere che si sono accumulate in questi mesi. Vorrei rispondere a tutti ma non so se ci riuscirò. Coraggio, proviamo:
Innanzitutto debbo oramai dall’inizio dell’anno una risposta alla signora ENRICA PERISSINOTTI, che ringrazio (con ritardo !!) per la gentile lettera che mi chiedeva come mai, in presenza di una delle solite votazioni mensili dei critici liguri - pubblicate dalla “Gazzetta del Lunedì” in occasione della “Stanza del Cinema” di Palazzo Ducale – si verificasse una così netta disparità di giudizio fra l’uno e l’altro dei colleghi. Inutile ormai rifare la storia dei singoli film e dei singoli giudizi. Quel che è importante ribadire è che nessuno di noi è depositario di un metro comune e collettivo di giudizio, ma, se mai, che ognuno di noi arriva ad un giudizio (si spera meditato) percorrendo e ripercorrendo il proprio personale cammino critico, attingendo via via alla sua personale cultura (o incultura), alle sue letture, alle sue visioni (alludo a film, non necessariamente ad apparizioni mistiche), ai libri letti, agli anni od ai decenni di esperienza, che hanno via via contribuito a creare in lui una struttura critica ed analitica. Ed a dargli una sorta di obbligatoria e spesso rigida esigenza di giudizio. Grazie alla quale, per fortuna, sovente non siamo d’accordo. Tutto qua.
Altra persona da me citata nella puntata di Film DOC di Marzo-Aprile il signor VITALIANO DARELLI di Genova che mi chiedeva informazioni varie. Nell’ordine: ancora notizie su Marika Rökk; su Nelson Eddy e Jeanette MacDonald; sull’attore Nino Martini e su Eddie Cantor. Ultima domanda: “che fine avrà fatto l’angelico giovinetto di Morte a Venezia ?”
Risposte nell’ordine (salvo Marika Rökk): 1) Nelson Ackerman Eddy nacque il 29 giugno 1901 a Providence , Rhode Islands e morì il 6 marzo 1967 (attacco di cuore) a Miami Beach. Figlio di cantanti e nipote di musicisti, svolse i soliti lavoretti assortiti tipici delle biografie americane, ottenne da un mecenate il denaro per studiare canto a Dresda e Parigi, cantò sino al 1928 nella Philadelphia Opera Soc. Nel 1933 ottenne un contratto con la MGM. Nel 1935 primo successo in “Terra senza donne” (Naughty Marietta) a fianco di Jeanette MacDonald – che però non figura nel “cast” di “Fantasma dell’opera”, dove recita invece, nella parte di Christine, Susanna Foster . Con Jeanette doveva dar vita ad una coppia cine-canterina allora di grande successo ed ora praticamente dimenticata (salvo che dal signor Darelli!).. Ultima apparizione insieme in “I Married an Angel”(1942). Dopo la separazione Nelson e Jeanette ebbero ancora qualche occasione ma è chiaro che la carriera ed il grande successo della coppia erano legati alla fascinazione della musica colta e popolare tipica degli anni ‘30, vale a dire quella del trionfo definitivo del sonoro nel mondo intero. Le loro carriere cinematografiche terminarono di fatto entro gli anni ’40, con qualche successiva apparizione un TV per Jeanette. Nata a Filadelfia il 18 giugno 1903 e morta a Houston, Texas, il 14 gennaio 1965, anch’essa per attacco di cuore, due anni prima di Nelson.
2) Nino Martini (confesso che non ne sapevo nulla ed ho dovuto fare ricerche) nacque a Verona l’8 agosto 1905 ed ivi morì il 9 dicembre 1976, ma svolse la parte decisiva della sua carriera sempre negli Stati Uniti. a Verona
Divenne ben presto un cantante di successo avendo “in dono dalla natura un registro acuto limpido, esteso e di tipica consistenza tenorile”. In Italia cantò solo tre volte nel 1927/1928 ed una volta per una “Madama Butterfly”. Andò subito negli Stati Uniti come concertista e ancor più come cantante d’opera iniziò una carriera che gli diede una grande notorietà e lo portò anche occasionalmente a far del cinema. Non molti titoli, alcuni di successo anche in Italia (“Here‘s to Romance” da noi “Canto d’amore”, e “The Gay Desperado” ovvero “Notti messicane”, con Ida Lupino, Leo Carrell, Misha Auer diretto nientemeno che da Rouben Mamoulian). Il cinema fu per lui un momento occasionale mentre il canto rimase a lungo uno strumento per cui fu largamente amato negli Stati Uniti. Il 9 dicembre del 1976 – tornato per la terza volta in tutto a Verona - fu colpito da infarto mentre si trovava fra le bancarelle allestite in piazza Bra per comprare regali per i bisnipotini. Ricoverato all’Ospedale di Borgo Trento, morì la notte stessa.
3) Veniamo ad Eddie Cantor (New York, 31 gennaio 1892/Beverly Hills, 10 ottobre 1964) personaggio ben più conosciuto. Fu anzi celebre per lungo tempo, negli Stati Uniti ma anche in Europa . Era uno di quegli attori comici di cui fu così generosa, sino a qualche decennio fa, l’emigrazione ebraica askenazita negli Stati Uniti. Si chiamava in realtà Edward Israel Iskowitz, ma poiché entrambi i genitori erano morti quando lui era piccolo, prese il nome della nonna, Esther Kantrowitz, poi a scuola accorciato in Cantor, che divenne il suo pseudonimo ufficiale. Già popolarissimo in rivista nelle Ziegfeld Follies, approda al cinema e negli anni ‘30 impone il suo personaggio. un giovanotto candido trasognato ed ottimista che lo rende famoso . Al punto che nel 1953 merita un film , “The Eddie Cantor Story” tipico punto d’arrivo degli omaggi che Hollywood rende ai suoi idoli. Ma già negli anni ’50 cominciava ad essere dimenticato dalle giovani generazioni. A suo tempo, alla Rai , ho risuscitato qualche suo film, fra cui, mi pare di ricordare , “Il Museo degli scandali” “ (Roman Scandal,1933)4) Non ho più spazio per “l’angelico giovinetto” e rimando lei e molti corrispondenti alla prossima puntata. Fatevi coraggio, io ci ho già pensato per mio conto nei mesi scorsi !!!
(Postadoc 42, 2giugno 2006)
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