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10 agosto 2010

UN RICORDO DI NAZARENO FABBRETTI

L’Arcivescovo Gianfranco Ravasi ha scritto una commossa rievocazione di Nazareno Fabbretti, apparsa a pagina 30 del supplemento domenicale de “Il Sole 24 Ore” del 25 luglio 2010. E’ difficile per me riassumerne il testo e gli umori. Per tanto non posso che rimandare alla lettura dell’articolo, in funzione del quale ho scritto a Monsignor Ravasi la seguente missiva.


Caro Monsignore / Eccellenza,

La disturbo ancora per colpa Sua a causa dell’articolo che ha scritto su Nazareno Fabbretti. Col quale mia moglie ed io abbiamo coltivato un’antica amicizia durante il periodo in cui egli operò a Genova ed esattamente al Convento dei Frati Minori della Santissima Annunziata I suoi amici milanesi tendono a dimenticare questo lungo periodo in cui Nazareno visse drammaticamente ma romanzò anche fervidamente il suo scontro con Monsignor Siri, allora già cardinale e potentissimo arcivescovo della Diocesi di Genova. Non è un caso che quando la frattura tra i due divenne insanabile egli si fece trasferire al Convento di Voghera, che era fuori della giurisdizione di Siri ma al tempo stesso abbastanza vicino a Milano ed a Genova perché il nostro frate non venisse tagliato fuori completamente (per la precisione da Voghera a Genova ci sono 95 km, e da Voghera a Milano 65). Nei suoi anni genovesi Nazareno divenne, come era sua tentazione e sua abitudine, un protagonista della vita cittadina. Le sue prediche all‘Annunziata erano frequentatissime e citatissime, e nel Convento egli aperse una sala di incontro, chiamata appunto “Sala Frate Sole”, in cui egli fece venire giornalisti, romanzieri, registi, attrici ed attori (con i quali egli intesseva clamorose amicizie) e conferenzieri di ogni tipo. Io stesso vi tenni diversi incontri col pubblico. Due, insieme a Claudio Bertieri (ci chiamavano i “Claudiovisivi”), sicuramente sul cinema, ricordo ancora un titolo “L’Artusi cinematografico”, ed un altro con Enzo Tortora intitolato “ A cena col Commentatore”, ovvia parafrasi di “A cena col Commendatore” di Mario Soldati. L’amicizia che esisteva fra me e Nazareno (in un’epoca in cui i Minori conservavano il cognome e cambiavano il nome proprio, lui si chiamava in realtà Ginoe fino all’ultimo conservò una tempestosa devozione verso la nativa Iano, in provincia di Pistoia) fu ampia e intensa ed al tempo stesso sottoposta a quella fragilità che contraddistinse, credo, tutti i suoi vastissimi rapporti umani. Come lei ricorda all’interno della chiesa la sua fu una militanza intensa ma, come dire, “gauchiste”, quando esisteva ancora una struttura ufficiale tale da consentire agli intellettuali come lui una fruttuosa collocazione di contestazione e di critica (non a caso l’intelligentissimo e scaltrissimo Siri, romanzescamente frustrato nei suoi almeno due tentativi di salire al soglio di Pietro, costituiva un comodo alibi di destra per i preti di sinistra). La sua attività di pubblicista e di giornalista era intensa e credo anche abbastanza redditizia, se non altro per gli altri Frati Minori del convento che, in omaggio alle tradizioni, ritengo campassero di rendita anche grazie ai suoi redditi di giornalista. Va detto che un’antica amicizia legava mia moglie, Elena Pongiglione, pittrice, a padre Nazareno, al punto che fu lei a disegnare il logo della “Sala Frate Sole”, quando ancora non ci conoscevamo (fu proprio Nazareno a sposarci nel giugno del 1964). Il personaggio, come lei sa, era dotato di un tempestoso e fruttuoso carattere creativo, che gli valse molte inimicizie ma anche fedeltà profonde e indissolubili, come testimoniano i suoi amici di Milano (che tendono ad annettersi il suo ricordo con lombardo imperialismo). Grande amatore di cinema per un lungo periodo della sua vita, soffrì dell’obbligo di portare il saio (al massimo poteva venire in “clergyman” alla Mostra di Venezia) che lo obbligava a perdere molto cinema. Ecco perché frequentava con piacere il “cineforum dell’Arecco”, fondato da padre Arpa, dove finimmo col conoscerci meglio. Per quello che riguarda la sua frequentazione dei cinematografi – sembra che io parli di avvenimenti di qualche secolo fa, ed invece si tratta di tornare indietro di cinquant’anni – sono stato testimone di un risvolto romanzesco della sua vita. Egli doveva assolutamente vedere un film che era in programmazione a Genova in un locale chiamato allora “Palazzo”, e che adesso è tornato all’antico nome, “Sala Sivori”. Grazie alla mia amicizia con l’onnipotente cassiera Mary (l’ho ritrovata trent’anni dopo al suo posto tornando a Genova nei tardi anni Novanta) riuscì a far entrare nascostamente Nazareno nel locale dove venne dirottato in una sorta di piccolo palco che nel cinematografo esisteva perché apparteneva, ed appartiene tutt’ora, alla Provincia di Genova, che ha sede in un antico palazzo patrizio dai mille risvolti. Son particolari un po’ goffi che ora, con i preti che rarissimamente indossano la “talare”, sembrano inverosimili, ma che fanno parte della pubblica vita italiana sino al Concilio.
Ci sono altre mille occasioni per ricordare la presenza genovese di Nazareno, il suo intensissimo rapporto con la vita intellettuale della città e dell’Italia in genere, l’ampiezza e la vastità dei suoi interessi culturali che non riguardavano soltanto il mondo dei suoi amici milanesi (Santucci, Turoldo, Balducci, su su sino a Don Milani), ma più largamente tutto l’universo italiano del giornalismo e dell’editoria come appariva allora, visto dall’occhio periferico ma decisivo di un giornalista raro nella vocazione e nella collocazione.
Purtroppo con la mia andata a Roma nel ’70 e la sua successiva a Voghera nacque fra di noi una separazione a cui non ho reagito che pallidamente. Era lontano da anni (ormai vestiva abitualmente in borghese, rendendo un po’ ridicoli i nostri comuni ricordi) quando gli telefonai una volta e scopersi che era lentamente divorato da una maligna malattia.
E’ colpa mia e dopo tanti anni me ne dolgo ancora. Nazareno è morto il 25 ottobre 1997. Se non altro il brano di Monsignor Ravasi è servito a destare non uno ma tanti ricordi. E per questo lo ringrazio.

Claudio G. Fava
battute: 6.109

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